XXXII edizione
festival delle ville vesuviane
dedicato a paolo isotta
progetto
settecento
dal 4 al 25 settembre 2021
fondazione ente ville vesuviane
Teatro, danza, musica e poesia: torna il Festival delle Ville Vesuviane che sarà in programma dal 4 al 25 settembre nelle splendide sedi di Villa Campolieto, a Ercolano, e Villa Delle Ginestre a Torre del Greco.
Il Festival, giunto alla sua trentaduesima edizione, è promosso dalla Fondazione Ente Ville Vesuviane, presieduta da Gianluca Del Mastro, con il sostegno della Regione Campania attraverso Scabec. Quest’anno torna a dirigerlo Luca De Fusco, il suo fondatore, ripristinando la formula che ha caratterizzato le prime edizioni: Il Festival Ville Vesuviane “Progetto Settecento”.
“Torno a dirigere il Festival delle Ville Vesuviane – Progetto Settecento con grande gioia e orgoglio e lo faccio dedicando questa edizione a un grande critico musicale, musicologo e scrittore, nonché amico, Paolo Isotta, scomparso qualche mese fa.
Dalla metà degli anni ’80, per circa dieci anni, il Festival delle Ville Vesuviane ha inteso valorizzare il patrimonio architettonico delle ville attraverso un teatro scritto o ambientato nel ‘700, in modo quindi armonico rispetto alle dimore settecentesche che caratterizzano la zona. La manifestazione poi ha preso strade diverse, ma è mio intento recuperare sempre di più “il senso del passato” e nelle prossime edizioni tornare ad un contenuto tematico. Quest’anno l’edizione è dedicata a Paolo Isotta. Per questo inauguriamo con Enrico IV di Luigi Pirandello, uno dei suoi autori preferiti, protagonista Eros Pagni, attore da lui amatissimo e la mia regia. La scelta di Enrico IV è dovuta anche al fatto che quest’anno ricorre il centenario della prima rappresentazione del testo.
In un programma dedicato a Paolo Isotta non può mancare la musica e così sono previste quattro conferenze concerto ideate da me e Gennaro Carillo. Protagonista sarà il Quartetto Felix composto da Marina Pellegrino, Vincenzo Meriani, Francesco Venga e Matteo Parisi. Quattro musicisti che Isotta seguiva con particolare attenzione sin dal debutto. E , tra gli amici di Paolo Isotta che hanno accettato di esserci, anche Pietrangelo Buttafuoco, fine scrittore siciliano che sarà presente con Il lupo e la luna un suo testo che lo vedrà anche protagonista e Lara Sansone, la Signora del Teatro Sannazaro, un teatro che per Isotta, negli ultimi anni, era diventato un po’ una casa, che interpreterà La Locandiera di Goldoni, con la mia regia. Da anni Paolino voleva che io e Lara lavorassimo insieme!
A chiudere gli appuntamenti di teatro Lavia dice Leopardi e Le Favole di Oscar Wilde con Gabriele Lavia. E due appuntamenti di danza Carmen Suite, con le coreografie di Jvan Bottaro e la regia di Alessandra Panzavolta e Soirée russe, gala di balletto a cura di Daniele Cipriani.
Al tramonto, nel romitaggio di Villa Campolieto, Eros Pagni, Anita Bartolucci, Paolo Serra, Claudio Di Palma, Giacinto Palmarini, Francesco Biscione per tutto il periodo del festival si alterneranno nella recitazione di sei canti della Divina Commedia.
Infine il 7 settembre i Premi Le Maschere del Teatro, in diretta differita su Raiuno, per la prima volta dalla magica Villa Campolieto.”
Luca De Fusco
“Il ritorno di Luca De Fusco nella grande famiglia della Fondazione Ente Ville Vesuviane segna il desiderio che abbiamo di ripartire attraverso la forza e la vitalità dirompente del teatro. La forma d’arte in cui la parola e le idee vengono direttamente veicolate al pubblico, in cui si crea un filo tra attori e spettatori rappresenta al meglio la necessità che abbiamo di comunicare e di riprendere ogni aspetto della vita di relazione.
Nel cinquantesimo anniversario della Fondazione, il ritorno del teatro e, in particolare, del teatro del ‘700, celebra la bellezza delle Ville e ne ripropone l’austera imperturbabilità nella splendida cornice del Miglio d’Oro. Ringrazio soprattutto la Regione Campania, ma anche il MIC che hanno saputo farsi interpreti di questa esigenza, realizzando il desiderio di tutto il pubblico della Fondazione.”
Gianluca Del Mastro
Presidente Fondazione Ente Ville Vesuviane
“Nell’anno in cui la Fondazione celebra il cinquantesimo anniversario dell’istituzione dell’Ente per le Ville Vesuviane continua il percorso di riscoperta legato alle sue attività. Avviato con la mostra d’arte Contemporanea “Così fan tutti. Opere dalla collezione di Ernesto Esposito”, allestita a Villa Campolieto, riprende il filo con un altro pezzo di storia, legato al patrimonio immateriale e costituito dai grandi spettacoli dal vivo del Festival delle Ville Vesuviane.
Un Festival che nel 2021 giunge alla trentaduesima edizione. In quest’anno così particolare e così importante per la Fondazione abbiamo scelto di tornare alle origini, alla vocazione naturale del Festival e delle Ville Vesuviane dove il contenitore e il contenuto si fondono e ne appaiono reciprocamente esaltati. Con Progetto ‘700 torniamo alle origini avendo al nostro fianco colui che quei Festival per primo li ha diretti, il maestro Luca De Fusco, che ringrazio per aver creduto nella rinascita di questo Progetto.
Un progetto che abbraccia storia, conoscenza, ricerca e arte e in cui la funzione estetica e performativa dello spettacolo dal vivo si fondono con il racconto della bellezza architettonica del nostro patrimonio monumentale e con la sua storia settecentesca.
Grazie alla Regione Campania e al Ministero della Cultura che cofinanziano questo Festival così ambizioso che rappresenta un ulteriore attrattore culturale per il territorio vesuviano e per la Regione Campania.”
Roberto Chianese
Direttore generale Fondazione Ente Ville Vesuviane
“PROGETTO SETTECENTO”
Festival Delle Ville Vesuviane
Villa Campolieto
Sabato 4 e domenica 5 settembre, ore 21.00
ENRICO IV di Luigi Pirandello.
Con Eros Pagni, Anita Bartolucci, Paolo Serra. Regia di Luca De Fusco
Villa le Ginestre
Lunedi 6 settembre, ore 19.30
Omaggio a Paolo Isotta.
Conversazione e concerto Quartetto Felix
Villa Campolieto
Martedì 7 settembre, ore 20.30
Cerimonia di consegna dei Premi Le Maschere del teatro.
Presenta Tullio Solenghi. In diretta differita su Raiuno
Villa Campolieto
Giovedì 9 settembre, ore 21
Il lupo e la luna di e con Pietrangelo Buttafuoco.
Regia di Giuseppe Di Pasquale
Villa Campolieto
Sabato 11 e domenica 12 settembre ore 21.00
Carmen Suite
Musiche George Bizet
Coreografie Jvan Bottaro
Regia Alessandra Panzavolta
Costumi Carla Ricotti
Villa Le Ginestre
Lunedì 13 settembre, ore 19.30
Omaggio a Paolo Isotta.
Conversazione e concerto Quartetto Felix
Villa Campolieto
Sabato 18 e domenica 19 settembre, ore 21.00
La Locandiera di Carlo Goldoni, con Lara Sansone,
Giacinto Palmarini, Francesco Biscione . Regia di Luca De Fusco
Villa Le Ginestre,
Lunedi 20 settembre, ore 19.30
Omaggio a Paolo Isotta.
Conversazione e concerto Quartetto Felix
Villa Campolieto
Martedì 21 settembre ore 21.00
“Lavia dice Leopardi” con Gabriele Lavia
Villa Campolieto
Mercoledì 22 settembre, ore 21.00
“Le Favole di Oscar Wilde” con Gabriele Lavia
Villa Le Ginestre
Giovedì 23 settembre, ore 19.30
Omaggio a Paolo Isotta.
Conversazione e concerto Quartetto Felix
Villa Campolieto,
Venerdì 24 e Sabato 25 settembre, ore 21.00
Soirée russe, gala di balletto a cura di Daniele Cipriani
Nel romitaggio di Villa Campolieto, al tramonto, Eros Pagni, Anita Bartolucci, Paolo Serra, Claudio Di Palma, Giacinto
Palmarini, Francesco Biscione reciteranno sei canti dalla Divina commedia.
Prevendite disponibili ed acquistabili sul circuito GO2
www.go2.it
Potrai anche acquistare il tuo biglietto direttamente al botteghino allestito in Villa il giorno stesso dello spettacolo a partire dalle ore 18:00
Coordinamento e segreteria organizzativa Ufficio Eventi Fondazione Ente Ville Vesuviane
INFO E BIGLIETTERIA
Villa Campolieto
Corso Resina, 283
80056 – Ercolano (NA)
Lun – Ven 11:00 – 18:00
Sab – Dom 10:00 – 13:00
Tel/Fax 081 732 21 34
il programma
ENRICO IV di Luigi Pirandello
Regia di Luca De Fusco
Con Eros Pagni
E con (in o.a.)
Alessandro Balletta, Anita Bartolucci, Gennaro Di Biase, Matteo Micheli, Alessandra Pacifico Griffini
Valerio Santoro, Paolo Serra
Aiuto regia Lucia Rocco
Scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
Luci Gigi Saccomandi
Prima assoluta il 4 settembre 2021
Una coproduzione La Pirandelliana – Festival delle Ville Vesuviane
Enrico IV è uno dei personaggi che aspetta la maturità di un grande attore.
Mastroianni, Randone, Albertazzi, Benassi, Ruggeri hanno dato ognuno una propria versione di questo grande personaggio. Il testo non è forse perfetto come altri capolavori di Pirandello ma il personaggio è entrato subito nella storia del teatro. Un uomo che è caduto da cavallo durante una festa in maschera e si è risvegliato convinto di essere Enrico IV, il personaggio storico che stava interpretando, è una grande metafora. Con la sua figura ci fa riflettere sul grande tema della follia ma anche sulla finzione e sul teatro stesso, visto che l’uomo, di cui non conosciamo neppure il vero nome, si è talmente radicato nel suo personaggio da non volerne uscire neppure quando rinsavisce di colpo. L’arrivo dei suoi vecchi compagni di quella fatale mascherata fa esplodere tutte le contraddizioni di questa incredibile figura che vive da anni chiuso in un castello fuori dal tempo.
Eros Pagni è giudicato da molti uno dei massimi attori italiani. Nel corso della sua formidabile carriera ci ha dato dei personaggi indimenticabili. Tra i più recenti un Sindaco del rione sanità, il Padre dei sei personaggi, il Prospero della Tempesta.
Dopo un lungo sodalizio col Teatro di Genova e col compianto Marco Sciaccaluga, ha intessuto una nuova collaborazione con Luca De Fusco, col quale iniziò interpretando un magnifico Shylock.
La versione dei “Sei personaggi in cerca d’autore” che Pagni e De Fusco hanno realizzato assieme, è stata salutata con grande successo non solo in Italia ma anche a San Pietroburgo e Parigi. Il grande critico George Banu definì lo spettacolo una delle maggiori versioni del capolavoro pirandelliano. Nel maggio scorso la Rai ha trasmesso lo spettacolo registrato al Valle, teatro dove il testo debuttò cento anni prima. Pagni e De Fusco celebrano ora un nuovo centenario, rappresentando “Enrico IV” al Teatro Manzoni di Milano il 24 febbraio, esattamente cento anni dopo la prima assoluta di quel testo che fu salutato dai milanesi con grande successo. Note del regista “E io penso, Monsignore, che i fantasmi, in generale, non siano altro in fondo che piccole scombinazioni dello spirito: immagini che non si riesce a contenere nei regni del sonno: si scoprono anche nella veglia, di giorno; e fanno paura”. “Siamo fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni e la nostra minuscola vita è contenuta in un sogno “. Queste due citazioni sono tra le più belle battute rispettivamente di “Enrico IV” e de “La Tempesta“. È sorprendente l’affinità delle frasi, pur ovviamente nella loro differente natura. È solo una casualità che Eros Pagni ed io abbiamo smesso di recitare il secondo testo per approdare adesso al primo, sconfiggendo il brivido inquietante che il commiato di Prospero dalle scene fosse anche il nostro. Parlo di casualità perché non abbiamo scelto il testo di Pirandello come un sequel di quello di Shakespeare, ma c’è chi crede, come gli psicoanalisti, che le coincidenze non esistano e gli accadimenti siano legati tra loro da segreti, da fili sottili e di lettura talvolta non facile. Più ho studiato Enrico e, in effetti, più ho pensato a Prospero.
Entrambi i personaggi sono arroccati (uno in un’isola, l’altro in un castello), sembrano completamente estranei al loro tempo, vivono un’assoluta solitudine, entrambi sono creduti pazzi, entrambi hanno con le persone che li circondano un rapporto flebile, intermittente, che può far dubitare al regista della stessa reale esistenza di ogni personaggio, salvo quello del protagonista. In senso tecnico mi sento di aggiungere che sia Prospero che Enrico sono tra i migliori personaggi di due drammaturghi geniali contenuti in due testi che non sono, invece, i loro capolavori proprio perché dominati, a mio avviso, più dalla pulsione di delineare un grande personaggio che una grande vicenda, dato che gli intrecci narrativi dei testi sono talmente esili da poter essere riassunti in poche righe. Come non ero sicuro che Prospero non fosse solo nella sua biblioteca, così non sono sicuro che Enrico non sia solo nella sua camera da letto. Sono, inoltre, entrambi testi che si collocano nella fase finale delle produzioni dei due autori e forse questo determina quelle affinità. I due grandi scrittori, dopo straordinari quadri d’insieme, hanno voglia di autoritratti.
Non c’è, infatti, dubbio che dietro Prospero si celi Shakespeare e dietro Enrico Pirandello. L’autore che ha detto “la vita o si vive o si scrive“, sottintendendo di non averla quindi vissuta, somiglia molto a un uomo che ha trascorso l’esistenza in un mondo immaginario, posticcio, teatrale in cui ognuno “fa finta“ di essere qualcun altro.
Questo è lo spunto da cui parto, prima dell’inizio delle prove, avendo tracciato una rotta ma senza essere certo del porto d’arrivo, come io credo si debba fare sempre in un allestimento teatrale, in cui il regista può provare a sorprendere ma deve sempre essere pronto ad essere sorpreso dallo scavo dentro le pieghe del testo.
Dopo l’orribile periodo che ci ha tanto addolorato e dopo l’obbligato silenzio, sono felice di poter riprendere a comunicare col nostro pubblico. Sono anche felice di ritrovare tanti antichi compagni di lavoro, e di trovarne di nuovi, primo tra tutti Valerio Santoro che non manca di coraggio, virtù che ammiro negli altri e coltivo in me stesso. Ai compagni che stavolta non trovo a bordo auguro altre felici navigazioni.
Luca De Fusco
QUARTETTO FELIX
6 Settembre
G. Martucci, Notturno
W. Walton, Quartetto per pianoforte e archI
13 Settembre
L. v. Beethoven, Quartetto op. 16 e Quartetto in Mib Maggiore WoO 36
20 Settembre
W.A. Mozart, Quartetto KV478
R. Schumann, Quartetto op. 47
23 Settembre
F. Mannino, Ballata Drammatica
J. Brahms, Quartetto op. 25
Il Quartetto Felix, vincitore del Premio ‘Giuseppe Sinopoli’ 2017 conferito dal Presidente della Repubblica Italiana, è stato fondato nel 2015 all’interno dei Corsi di Perfezionamento dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Il suo nome, oltre a identificare la felicità come condizione imprescindibile del fare Musica da Camera, è un omaggio alla Campania che, denominata ‘felix’ dagli antichi latini, è la terra d’origine di tutti i suoi elementi.
Il Quartetto ha conseguito nel 2017, con il massimo dei voti e la lode, il Diploma di Perfezionamento di Musica da Camera presso l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia sotto la guida del Maestro Carlo Fabiano. È regolarmente invitato da importanti istituzioni e società concertistiche in Italia e all’estero (Amici della Musica di Firenze, Fondazione William Walton, Trame Sonore – Mantova Chamber Music Festival, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Euroclassical, Centro Studi Musicali Ferruccio Busoni, Arezzo Classica, Firenze Fortissimissimo Festival, Festival Sesto Rocchi, Fondazione Scuola di Musica di Fiesole, Agimus), con eccellenti riscontri di pubblico e di critica.
Nel 2016, presso l’Accademia Musicale Chigiana di Siena, ha seguito il Corso di perfezionamento di Musica da Camera del M° Bruno Giuranna, ottenendo il Diploma di Merito e una borsa di studio.
Nel 2017 ha vinto il II Premio e il Premio Speciale del Pubblico al III Concorso Internazionale di Musica da Camera “Massimiliano Antonelli” di Latina.
Ha partecipato a Masterclass con i Maestri Bruno Canino, Alberto Miodini, Enrico Bronzi, Frank-Immo Zichner e Ulrike Hoffman.
In qualità di Nominated Ensemble dell’European Chamber Music Academy (ECMA) ha partecipato a sessioni di studio presso la Scuola di Musica di Fiesole e il Conservatoire Nationale Superieure de Paris sotto la guida di Maestri quali Hatto Beyerle, Johannes Meissl, Dirk Mommertz, Itamar Golan, Lorenza Borrani, Antonello Farulli, Diana Ligeti, Patrick Judt.
Ha frequentato l’Accademia Europea del Quartetto della Scuola di Musica di Fiesole con il Quartetto Belcea, Andrea Nannoni, Christophe Giovaninetti e Luc-Marie Aguera (Quartetto Ysaye). Nel 2019 l’attività del Quartetto è stata sostenuta dalla Fondazione William Walton attraverso l’assegnazione di una borsa di studio.
È stato invitato a partecipare alla trasmissione ‘La Stanza della Musica’ per RaiRadio3, eseguendo dal vivo musiche di Walton, Mahler e Schnittke.
È stato selezionato dal Mº Leonidas Kavakos per partecipare al VIII Leonidas Kavakos Violin Masterclass & Chamber Music Workshop, tenutosi nell’aprile 2019 presso l’Accademia di Atene.
È del gennaio 2020, allegato ad Amadeus magazine, il primo disco della formazione campana, che ha inciso il Quartetto op.60 di Brahms e Quartetto op.47 di Schumann. L’album, registrato presso il Bartòk Studio di Raffaele Cacciola, è uscito nel luglio 2020 per Movimento Classical.
Nel febbraio 2020 il Quartetto Felix è stato invitato a rappresentare l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia al Concerto di inaugurazione dell’Anno culturale presso Villa Berg, sede dell’Ambasciata italiana a Mosca.
È in uscita Racconti in forma di quartetto, progetto ideato insieme a Le Dimore del Quartetto e alla Fondazione Giorgio Cini, selezionato dal Ministero degli Esteri nell’ambito dell’iniziativa Vivere all’italiana in musica. Si tratta di una registrazione audio-video di brani di autori italiani moderni e contemporanei effettuata presso l’Auditorium Lo Squero di Venezia.
Racconti in forma di quartetto, personalissima rappresentazione in musica del concetto di italianità, è una compilation di brani mai incisi, tra i quali ricordiamo Persa lontano e tuttavia distinta (2020), dedicato al Quartetto Felix da Gianvincenzo Cresta.
PREMIO LE MASCHERE DEL TEATRO ITALIANO
decima edizione
La decima edizione del Premio “Le Maschere del Teatro Italiano” ideato da Luca De Fusco e da Maurizio Giammusso si terrà quest’anno a Villa Campolieto, il 7 settembre alle ore 20, con diretta/differita su Raiuno alle ore 23.
Il Premio creato nel 2002 per il Teatro Olimpico di Venezia, organizzato poi dal Napoli Teatro Festival e dal Teatro Mercadante, quest’anno, per la prima volta, è sotto l’egida della Fondazione Ente Ville Vesuviane, con il Patrocinio dell’Agis.
Come da tradizione la serata su Raiuno sarà condotta da Tullio Solenghi e verranno premiati gli spettacoli andati in scena nella Stagione 2019/2020 fino allo stop imposto dalla pandemia e 2020/2021 dalla ripresa.
Una giuria di qualità presieduta da Gianni Letta sceglierà le terne finaliste il 28 giugno alle ore 17 durante un incontro pubblico che quest’anno sarà in streaming (diretta sulla pagina FB Fondazione Ente Ville Vesuviane). A farne parte:
Giulio Baffi (critico La Repubblica Napoli)
Donatella Cataldi (giornalista Tg3-Chi è di scena)
Franco Cordelli (critico Corriere della Sera)
Fabrizio Coscia (critico Il Mattino)
Masolino d’Amico (critico La Stampa)
Maria Rosaria Gianni (capo redattore Cultura Tg1)
Katia Ippaso (critico Il Messaggero)
Tommaso Le Pera (fotografo di scena)
Valerio Santoro (produttore)
Pamela Villoresi (Direttore Teatro Biondo Stabile di Palermo)
Gianluca Del Mastro (Presidente Fondazione Ente Ville Vesuviane).
Le terne saranno poi votate da una giuria di circa 800 esperti del settore. Come ogni anno verranno consegnati 13 premi, oltre quello speciale assegnato dal Presidente della Giuria e quello alla Memoria di Graziella Lonardi Bontempo.
Le categorie premiate sono: Miglior Spettacolo, Migliore Regia, Migliore Attore protagonista, Migliore Attrice protagonista, Miglior Attore non protagonista, Migliore Attrice non protagonista, Migliore Attore/Attrice emergente, Migliore Interprete di monologo, Miglior Scenografo, Miglior Costumista, Migliori Musiche, Miglior Autore di novità italiana, Miglior Disegno luci.
Credits Mario Laporta Kontrolab
IL LUPO E LA LUNA di Pietrangelo Buttafuoco
Adattamento e Regia Giuseppe Dipasquale
Un cunto di parole rivelate.
Note regia di Giuseppe Dipasquale
Ne deriva che la parola detta, letta, ascoltata è una pura e continua rivelazione, fatta di amori perduti e ritrovati, di inganni e verità svelate, di oscurità e luce ricercata. E tutto questo avviene nel mistero infinito del Significato, che in un luogo architettonicamente eccelso, scelto come cornice scenografica per la sua esecuzione, acquista in maniera esponenziale la cifra di una funzione magica, di una celebrazione dello spirito, volto sì a narrare, ma teso anche e soprattutto e rivelare.
Il lavoro di traduzione per la scena, che ha implicato in sé un adattamento del testo e una regia, ha riguardato soprattutto la forma. Abbiamo voluto, partendo dalla pagina del romanzo di Scipione Cicalazadè e del suo essere Lupo in cerca della sua Luna, ricostruire il ritmo di un’esposizione pubblica rimontando la forma del romanzo. Non più una prosa lineare che serviva la lettura interiore, ma una struttura poetica che fosse funzionale al giuoco dell’improvvisazione rapsodica.
dal romanzo di Pietrangelo Buttafuoco
Adattamento e Regia Giuseppe Dipasquale
presenta
CARMEN SUITE
Musiche: George Bizet
Regia: Alessandra Panzavolta
Coreografie: Jvan Bottaro
Costumi: Luca Dell’Alpi
Personaggi ed interpreti
Carmen Sofia Di Benedetto
Don Jose Paolo Chiarenza
Micaela Ilaria Frazzetto
Il Torero Riccardo Guarnaccia
Il destino Silvio Liberto
Amiche di Carmen Alice Conoscenti, Noemi Cannavò
Soldati: Francesco Salpietro, Giuseppe Caracappa
Direzione artistica Alessandra Panzavolta
Direzione Operativa Vincenzo Macario
Prima assoluta 11 settembre 2021
Una coproduzione Mediterranean Dance Company – Festival delle Ville Vesuviane
La versione creata da Jvan Bottaro e Alessandra Panzavolta, delinea una Carmen moderna con un carattere forte e sensuale. La forma in “suite” narra tutta la storia in maniera cronologica, mettendo in risalto solo i momenti cruciali della vita di Carmen, delineandone il destino. La compagnia Mediterranean Dance Company vede impegnati 10 giovani e talentuosi danzatori.
NOTE DI REGIA
Mediterranean Dance Company affronta un nuovo obiettivo artistico e sociale proponendo al pubblico della danza e della musica la creazione “Carmen Suite”. Nel nome è già insita l’importanza del soggetto trattato, e cioè una figura femminile ormai diventata archetipo della liberazione ed indipendenza della donna. In questa creazione curata dal giovane coreografo Ivan Bottaro, ho voluto inquadrare il racconto in un processo “a quadri” dove le singole storie trovano un sintetico ed agile sviluppo drammaturgico, sottolineato anche dalle scelte musicali. Carmen è quindi una donna che sceglie a pieni mani la propria vita ed incontra, accetta ed affronta il proprio destino facendo della propria libertà la sua ragione di esistere e coinvolgendo a poco a poco le vite degli altri personaggi. Tema assai attuale e quindi giustamente proposto dal gruppo di danzatori in chiave moderna, come lettura, e contemporanea, come stile coreografico.
Ho accennato in precedenza anche all‘obiettivo sociale. Infatti Mediterranean Dance Company è formata da giovani danzatori professionisti provenienti da vari paesi del Mediterraneo, stimolando cosi l’inclusione attraverso l’arte della danza.
A. Panzavolta
NOTE DI COREOGRAFIA
“Lo stile coreografico che ho utilizzato è un intersecarsi di vari stili, dal neoclassico, al contemporaneo, puntando molto sulle linee e parte interpretativa. Le musiche che ho voluto utilizzare sono principalmente di George Bizet unito a vari autori, cosi da creare un prodotto diverso dalle esistenti versioni di “Carmen” e dare il più possibile un mia visione coreografica a questo progetto”.
J. Bottaro
LA LOCANDIERA di Carlo Goldoni
Regia di Luca De Fusco
Con Lara Sansone
E con (in o.a.)
Vittorio Ciorcalo, Francesco Biscione, Giacinto Palmarini, Gennaro
Di Biase, Gilda Postiglione, Cinzia Cordella
Scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
Disegno luci Gigi Saccomandi
Musiche a cura di Paolo Coletta
Aiuto regia Lucia Rocco
Prima assoluta 18 settembre 2021
Una coproduzione Teatro Sannazaro – Festival delle Ville Vesuviane
È una gioia tornare al Settecento.
Ho iniziato la mia carriera di regista classico mettendo in scena il teatro di quel secolo, prima con il “Progetto ‘700”, alternando nelle Ville Vesuviane, alla fine degli anni ‘80, autori classici come Marivaux e contemporanei che ripensavano quel secolo. Successivamente sono passato all’amatissimo Stendhal, scrittore settecentesco “fuori tempo massimo”. Poi, nel decennio 2000/2009 di mia direzione del Teatro stabile del Veneto, arrivai a Goldoni e scoprii molte affinità tra l’ottimismo dell’Italia borghese del grande autore veneziano e quella del nostro boom economico. Misi quindi in scena una “Trilogia della villeggiatura “ che passava per Capri e Gino Paoli e un “Impresario delle smirne” che occhieggiava alle luci del varietà. Questa “Locandiera” riparte da quegli spettacoli, che purtroppo non passarono per Napoli. Ma la gioia sta anche nell’aver messo assieme, con le forze del coraggioso Teatro Sannazaro, un cast di eccezione, degno di un Teatro pubblico.
Lo spettacolo è anche uno speciale omaggio alla memoria di Paolo Isotta, a cui è dedicata l’intera edizione del Festival. Paolino infatti volle con amore e convinzione promuovere un’amicizia tra me e Lara Sansone. Era convinto che Lara dovesse uscire dal pur prestigioso perimetro della tradizione storica della sua famiglia e del suo teatro per intraprendere nuove strade.
Durante la pandemia provai ad immaginare dei testi di drammaturgia contemporanea, ma Paolo voleva per il debutto di questa coppia artistica da lui immaginata un grande classico.
Lo abbiamo accontentato.
Luca De Fusco
Lavia dice Leopardi
Recital con Gabriele Lavia
Lavia «dice Leopardi»: dice, perché non legge né interpreta, ma riversa sul pubblico, in un modo assolutamente personale nella forma e nella sostanza, le più intense liriche leopardiane, da A Silvia a Passero solitario, dal Canto
notturno di un pastore errante dell’Asia a La sera del dì di festa. Leopardi soggiornò a Pisa nove mesi fra il 1827 e il 1828, dove sembrò rinascere, e ritrovare un equilibrio che lo portò a stemperare di nuovo nella dolcezza dell’intuizione poetica il disincanto e l’amarezza delle Operette morali. L’attore e regista milanese vuole rendere omaggio al poeta, al suo soggiorno pisano, a quella sua nuova voglia di sondare la parola e il suono in un momento della sua esistenza che si tramutò in esaltante creatività artistica. “Le poesie di Leopardi sono talmente belle e profonde che basta pronunciarne il suono, non ci vuole altro. Da ragazzo volli impararle a memoria, per averle sempre con me. Da quel momento non ho mai smesso di dirle. Per me dire Leopardi a una platea significa vivere una straordinaria ed estenuante esperienza. Anche se per tutto il tempo dello spettacolo rimango praticamente immobile, ripercorrere quei versi e quel pensiero equivale per me a fare una maratona restando fermo sul posto”.
LE FAVOLE DI OSCAR WILDE
Con Gabriele Lavia
Gabriele Lavia affronta per la prima volta le favole di Oscar Wilde, una lettura come solo un grande maestro del teatro può presentare a un pubblico che è rimasto lonta-no dalle sale teatrali forse troppo tempo. La grande voglia di teatro e di partecipazio-ne riporta l’attenzione degli spettatori all’attenzione al presente, attraverso la ge-nialità di Wilde. Lavia sapientemente ricerca in questi testi il pretesto per abbando-narci all’ascolto di storie fantastiche, che alludono alle contraddizioni di una moralità che condiziona spesso la nostra vita. All’apice della notorietà lo scrittore inglese scri-ve alcune fiabe per i figli Cyril e Vyvyan, allora bambini: sono storie malinconiche, po-polate da personaggi memorabili. Principi ingenui, regine in incognito, giganti insicuri, usignoli generosi, fattucchiere piacenti, razzi vanitosi e nani da circo: l’intento era quello di divertire e, soprattutto, educarli a una vita giusta e felice i due bimbi.
Tra le righe, la difficoltà di mantenere una doppia vita, tra un matrimonio di facciata e l’omosessualità difficilmente occultabile. teatrostabiletorino.it Il grande interprete e regista ha scelto per questa serata Il Principe Felice e Il razzo eccezionale. La statua del Principe Felice e la piccola rondine, non sono che due varianti del carattere di Wil-de: mondano e godereccio l’una, malinconico e compassionevole l’altro. Attraverso una critica alla società vittoriana inglese lo scrittore mette alla gogna politici, intel-lettuali cattedratici, una famiglia borghese. Wilde esalta i bambini che nella loro in-genuità vivono di sogni e se la prende con chi, da intellettuale scettico e razionalista, ridimensiona le loro fantasie. Il razzo eccezionale è una novella sarcastica, una diver-tente satira dell’ipocrisia borghese: protagonista del racconto infatti è un razzo ego-centrico ed arrogante. Autoproclamatosi protagonista di uno spettacolo pirotecnico organizzato dal re, constaterà a proprie spese quanto sia poco saggio trattare gli al-tri in maniera irrispettosa e come l’arroganza, alla fine, non paghi.
SOIRÉE RUSSE
Omaggio ai “BALLETTI RUSSI” di SERGEI DIAGHILEV
Spettacolo di danza con musica dal vivo a cura di DANIELE CIPRIANI
L’Uccello di fuoco
Versione per pianoforte a quattro mani (duetto)
Coreografia Marco Goecke – Musica Igor Stravinskij
Danzano Sasha Riva e Simone Repele
Interpreti: Marcos Madrigal e Alessandro Stella, pianoforte
Durata 9 minuti
Prélude à l’après midi d’un faune
Versione per pianoforte a quattro mani (duetto)
Coreografia Amedeo Amodio – Musica Claude Debussy
Danzano Susanna Elviretti e Mattia Tortora
Interpreti: Marcos Madrigal e Alessandro Stella, pianoforte
Durata 15 minuti
Suite italienne (da Pulcinella)
per violino e pianoforte (duetto)
Coreografia Sasha Riva e Simone Repele – Musica Igor Stravinskij
con il costume disegnato da Pablo Picasso
Danzano Sasha Riva e Simone Repele
Interpreti: violino e Marcos Madrigal, pianoforte
COMMISSIONE DELLA FONDAZIONE PERGOLESI SPONTINI per la 53° STAGIONE LIRICA DI TRADIZIONE TEATRO PERGOLESI (JESI)
Durata 18 minuti
La Sagra della Primavera
Versione originale per pianoforte a quattro mani (solo)
Coreografia Uwe Scholz – ricostruita da Giovanni di Palma
Musica Igor Stravinskij
Danza Mattia Tortora
Interpreti: Marcos Madrigal e Alessandro Stella, pianoforte
Durata 32 minuti
UNA PRODUZIONE DANIELE CIPRIANI ENTERTAINMENT
Si celebra la grande danza con SOIRÉE RUSSE, omaggio ai leggendari Balletti Russi: una serata con musica dal vivo e interpreti di fama internazionale per ricordare una delle pagine più significative della storia della danza e gli autori di un’espressione artistica rivoluzionaria che ha ispirato, nel mondo, coreografi, registi, intellettuali e interpreti.
Fu Sergei Diaghilev (Selišči, 19 marzo 1872 – Venezia, 19 agosto 1929), instancabile impresario teatrale russo, la mente creatrice di nuovi scenari destinati a segnare la danza d’inizio secolo. Grazie al suo spirito visionario, alcune delle più luminose figure artistiche del tempo – compositori, coreografi, scenografi e danzatori – si ritrovarono al centro della più grande e innovativa esperienza della storia della danza del ‘900. Composta dai migliori giovani ballerini russi, in gran parte provenienti dal Teatro Mariinsky, la compagnia dei Ballets Russes aprì le danze nel 1909 al Théâtre du Chatelet di Parigi: in scena, in quelle sere di maggio, la più celebre ballerina di tutti i tempi, Anna Pavlova, e un giovanissimo Vaslav Nijinsky, divino danzatore e genio del balletto destinato a rivoluzionare il corso dell’arte. Con Diaghilev e gli artisti vicini ai Ballets Russes da Igor Stravinskij a Claude Debussy, da Michel Fokine a Léonide Massine, da Lèon Bakst a Picasso nasceva un’esperienza teatrale del tutto nuova che superava i canoni del balletto ottocentesco e diffondeva un’ideale di opera d’arte totale, in cui soggetto, musica, scenografia, costumi e danza fondevano i rispettivi elementi di eccellenza.
SOIRÉE RUSSE, a cura di Daniele Cipriani, ripercorre le tappe di questa ‘rivoluzione’, lasciando che storia e presente si incontrino nel segno di un’arte in continua trasformazione. In scena, i solisti della Compagnia Daniele Cipriani (riconosciuta dal Ministero della Cultura), Susanna Elviretti e Mattia Tortora, con ospiti straordinari Sasha Riva e Simone Repele (danzatori e coreografi, già interpreti per il Grand Théâtre de Genève), in un inedito programma dedicato ad uno dei periodi più intensi della storia della cultura e del teatro. Con loro, tre grandi protagonisti del panorama musi-cale internazionale: da Cuba, il pluripremiato pianista Marcos Madrigal, al violino un celebre musicista e, ancora al pianoforte, Alessandro Stella, concertista romano affermato in Italia e in Euro-pa.
Oltre la storia, oltre la leggenda, il passato si ricongiunge al pensiero contemporaneo, rivelando l’eredità e l’evoluzione dell’opera di geniali autori: in programma, quattro titoli di capolavori crea-ti per i Ballets Russes tra il 1910 e il 1920, qui riscritti e reinterpretati nelle recenti e originali versioni di alcuni dei più importanti coreografi della scena contemporanea italiana e internazionale.
SOIRÉE RUSSE | PROGRAMMA
In apertura, un titolo che ha segnato la storia: L’Uccello di Fuoco (in francese, L’Oiseau de feu), primo grande balletto composto nel 1910 da Igor Stravinskij (di cui ricorrono quest’anno i 50 anni dalla scomparsa), su commissione di Sergei Diaghilev. Ispirata ad un antico racconto russo, la creazione intrecciava gli echi folcloristici in omaggio alla tradizione popolare ad una nuova dimensione coreografica, vigorosa e sensuale: autori della svolta epocale, insieme a Stravinskij e Diaghilev, furono il coreografo Michail Fokin, Léon Bankst (e Alexander Golovin) per scene e costumi, co-sì come la divina Tamara Karsavina, prima interprete della magica e misteriosa creatura del titolo.
In SOIRÉE RUSSE, L’Uccello di fuoco va eccezionalmente in scena nella versione di Marco Goecke, acclamato coreografo tedesco (oggi direttore del Balletto dell’Opera di Hannover), richiesto in tutto il mondo per il suo linguaggio conciso e vibrante che esplora e restituisce una visione del tutto inedita del corpo e dell’interprete. Il capolavoro stravinskiano, qui nella versione originale per pianoforte a quattro mani eseguita da Marcos Madrigal e Alessandro Stella, prende vita in un passo a due creato da Goecke nel 2010, a cento anni esatti dalla prima rappresentazione parigina dei Balletti Russi: l’originale conflitto tra il male e il bene, insieme all’apparizione del meraviglioso uccello di fuoco, si traduce nel timido incontro tra due esseri di diversa natura, come quello tra “un uccello che danza e una persona che vola”. Ad interpretarne i gesti, tra note di quiete e trionfo, Sasha Riva e Simone Repele, intensi protagonisti di un brano già celebre nel mondo.
Torna in scena Prélude à l’après midi d’un faune, versione di Amedeo Amodio del balletto originale di Vaslav Nijinsky che tanto scandalo destò al suo debutto parigino del 1912: in un tardo pomeriggio estivo, un Fauno si risveglia e, insieme a lui, tutti i sensi di quel suo corpo antropomorfo primordialmente legato alla terra. Le curve musicali di Claude Debussy rievocano i rarefatti versi del poeta Stéphane Mallarmé e accompagnano le sinuosità dei corpi danzanti ricreando le atmosfere di una classicità ideale.
La versione coreografica di Amedeo Amodio (1972) è un passo a due di grazia e sensualità, tra contati sospesi e fughe, che fa parte di diritto di un autentico repertorio italiano. Dopo il debutto al Festival dei Due Mondi di Spoleto (con le scene di Giacomo Manzù), il lavoro è stato ripresa in più occasioni anche alla Scala di Milano ed è tornato in scena nelle recenti stagioni con la produzione Daniele Cipriani Entertainment. Con i suoi nuovi interpreti, Susanna Elviretti e Mattia Tortora, solisti della Compagnia Daniele Cipriani, già applauditi in numerosi teatri italiani e internazionali – qui accompagnati dalla musica dal vivo, al pianoforte, di Marcos Madrigal e Alessandro Stella – Prélude à l’après midi d’un faune torna sui nostri palcoscenici con il vigore della contemporaneità che si riappropria del passato e va incontro al futuro.
Segue Suite italienne da Pulcinella, il centenario «ballet avec chant» composto da Stravinskij a partire dalle pagine incompiute di Giovanni Battista Pergolesi: in campo, all’epoca del debutto a Parigi, la squadra vincente formata da Léonide Massine, per la coreografia, e Pablo Picasso, per costumi e scenografia (insieme già in Parade e Le Tricorne). Nella creazione della partitura (da cui, qualche anno dopo, nacque la Suite italienne per violoncello e pianoforte), Stravinskij modificò il proprio sguardo creativo nell’orientamento, ma non nella profondità e nel segno, che rinacquero invece vigorosi e avvincenti. Al centro dell’ispirazione, la maschera immortale di Pulcinella, protagonista della Commedia dell’arte, furbescamente ingenuo e innocentemente scaltro. Nel contrasto tra l’abito spumoso e le curve appuntite del volto, l’universale duplicità degli uomini di ogni tempo: servi e padroni, tragici e comici, vincitori e sconfitti tra le strade pericolanti del mondo.
Nella nuova Suite italienne, firmata nel 2020 da Sasha Riva e Simone Repele, i due coreografi/interpreti ricostruiscono la storia della figura chiave del folklore napoletano: un viaggio introspettivo ci riporta al ‘600 dove incontriamo il leggendario contadino Puccio d’Aniello. Questi, che si ritiene ne abbia ispirato il nome, svelerà le sfaccettature dell’enigmatico Pulcinella. A disegnar-ne i contorni, il costume tratto dal bozzetto di Picasso, ricostruito nei dettagli dall’esperienza e cura di Anna Biagiotti.
Il finale di SOIRÉE RUSSE è affidato alle note di un assoluto capolavoro: La Sagra della Primavera (in francese Le Sacre du printemps) composto da Igor Stravinskij per la compagnia dei Balletti Russi tra il 1911 e il 1913. La creazione ricostruiva un rito pagano di fertilità che si chiudeva con il sacrifico di una giovane per il risorgere della nuova stagione; le note possenti e le melodie penetranti di Stravinskij, insieme alla coreografia spigolosa e ossessiva di Nijinsky, resero infuocato il debutto parigino del 1913, al punto da disorientare gli interpreti e sconvolgere il pubblico. Lo spettacolo tornò in scena poche volte dopo quella prima rappresentazione, ma qualcosa di radicale era ormai accaduto: il febbrile lavoro di Stravinskij/Nijinsky aveva generato un linguaggio coreutico completamente nuovo consegnando alla storia il primo balletto davvero moderno.
In SOIRÉE RUSSE, La Sagra della Primavera va in scena nella versione coreografica di Uwe Scholz, coreografo tedesco prematuramente scomparso nel 2004 all’età di 45 anni: considerato tra le più brillanti menti della sua generazione, era stato giovanissimo direttore del Balletto di Zurigo e, dal 1991, del Balletto di Lipsia.
Dopo aver a lungo ‘evitato’ Le Sacre, Scholz si dedicò nel 2003 ad una doppia scrittura coreografica: sulla versione per pianoforte a quattro mani e sulla celebre versione orchestrale. La prima creazione, spesso considerata come l’eredità autobiografica di Scholz, mostra un unico interprete su cui incombono le enormi immagini proiettate sul fondale: un racconto intimo dai tormentati accenti che parla di vita, solitudine e conflitto, riagganciando il ricordo di Nijinsky e, forse, dello stesso Scholz. Interprete di questo storico e appassionato assolo, nel programma di SOIRÉE RUSSE, sarà Mattia Tortora, giovane solista della Compagnia Daniele Cipriani, sulle note dal vivo al pianoforte di Marcos Madrigal e Alessandro Stella.
Storiche tournée portarono i Ballets Russes in tutta Europa, e poi ancora più lontano, in Sud America e negli Stati Uniti: anni di viaggi tra i mari di un mondo che cambiava al loro passaggio, spostando i confini di un’arte in espansione. L’incontro tra la cultura russa e il teatro occidentale, alla base del progetto di Diaghilev, generò il fuoco della rinascita, portando la danza al centro di vere e proprie opere d’arte in movimento. SOIRÉE RUSSE celebra questo ideale viaggio, simbolo ed esempio di un’arte che guarda oltre l’orizzonte e che annulla ogni distanza.
Per caso e destino, Serghei Diaghilev, che a lungo si era rifiutato di viaggiare in mare dopo che una cartomante aveva predetto la sua dipartita ‘in acqua’, si spense a Venezia il 19 agosto del 1929 e fu sepolto nel cimitero monumentale dell’isola di San Michele. La compagnia dei Balletti Russi si sciolse subito dopo, ma il suo lavoro continuò a vivere per decenni, fruttuoso, moderno e rivoluzionario, in tutto il mondo: una nave in viaggio, per sempre, tra storia, presente e futuro.