Cinquant’anni di Ville Vesuviane: la mostra dalla collezione di Ernesto Esposito
La villa Campolieto, residenza settecentesca situata lungo il Miglio d’oro, nel comune di Ercolano alle porte di Napoli, fino a novembre ospita 35 opere d’arte contemporanea.
Il miglio d’oro torna a luccicare in provincia di Napoli. La Fondazione Ente Ville Vesuviane festeggia il 50° anno (1971-2021) con la mostra d’arte contemporanea “Cosi Fan Tutti”, 35 opere tratte dalla collezione privata dell’eclettico collezionista Ernesto Esposito, esposte da oggi fino a novembre 2021 nella residenza storica Villa Campolieto, nel comune di Ercolano.
La mostra si apre con We the people di Dahn Vo posizionato tra le statue di Minerva e Mercurio raffigurate negli affreschi della sala, e si chiude con la video installazione di Candice Breitz Double Whitney (I Will Always Love You). Nel mezzo, il giovane brasiliano Alexandre Maxwell con la sua prima opera su tela, la scultura di Satoshi Hirose, Beans of Mythology, opere di Carol Rama, Gilbert & George. Venus Lapilla di Alessandra Franco e Così fan tutti di Angelo Volpe del 2020 sono state realizzate invece apposta per l’happening.
All’inaugurazione della mostra si è visto anche il ministro per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti. “Soave sia il vento/ tranquilla sia l’onda/ ed ogni elemento/ benigno risponda/ ai nostri desir”. E’ questo il motto scelto nell’apertura dell’ottimo catalogo (arte’m) dove appare evidente il richiamo alla composizione di Mozart (1790), e alla dolcezza sensuale e autenticità che la mostra evoca. Si tratta anche di un’ideale continuazione culturale dagli anni Ottanta, visto che la stessa sede fu protagonista di una grande mostra sul terremoto che investì la regione nel 1980. Allora si erano mossi Lucio Amelio, gallerista mitico di quegli anni, e tanti amici dal mondo per la mostra “Terrae Motus”, che tuttora è conservata in spazi della Reggia di Caserta.
Dopo il riuscito esperimento delle visite online, “visite guidate in Villa Campolieto e a Villa delle Ginestre”, la riapertura al pubblico con l’entusiasmo del presidente dell’associazione Ente Ville Vesuviane, Gianluca Del Mastro, che apre l’esposizione in Villa Campolieto con un più ampio obiettivo: “Valorizzare la “grande bellezza delle Ville, di rendere le incantevoli strutture, diffuse su un territorio vastissimo, contenitori e catalizzatori di eventi…”. Mentre Lucia Anna Iovieno, responsabile Conservazione e Valorizzazione Ente Ville Vesuviane, afferma: “Trascinante è il termine che userei per definire Ernesto Esposito, il suo lavoro, la sua collezione”.
La mostra contemporanea “Cosi Fan Tutti”, a cura di Marianna Agliottone, si insinua e crea un “colloquio” con le architetture del Vanvitelli ed offre spunti a riflessioni nonostante apparenti contrasti. Le 35 opere esposte, sono solo una minima parte della collezione di Ernesto Esposito, benchè dissimili tra loro per la forma ed espressione, sono state scelte e risultano in perfetta integrazione e simbiosi al luogo. E’ un naturale contrasto tra opere e tempi, quasi a voler caratterizzare che la storia remota è mediatrice di una comprensibile evoluzione. Un cantico che parte dal passato e “azzarda”, compone e scompone sino allo stimolo di proporre, nel salone delle feste, anche una installazione video con Withney Houston che va in loop con se stessa, come nel contrappunto di un canone.
Le varie tecniche impiegate nelle opere ed installazioni (periodo 1971-2020) sono di provenienza internazionale, tutte raccolte e scelte da Ernesto Esposito, che ha avuto il privilegio egli stesso di essere parte dell’arte contemporanea, grazie ai ritratti che gli sono stati tributati da Andy Warhol ed Helmut Newton negli anni Ottanta. Le opere evolvono nelle 14 sale delle esposizione con un ricercato percorso di contaminazioni; luci ed ombre si alternano ed accompagnano all’esterno, poi sulle scale a ferro di cavallo ed oltre, verso il portico ellittico che è sorretto da toscane e che porta a soffermare lo sguardo sul giardino e sul panorama mozzafiato che sfocia in mare: quindi la pace, e le riflessioni della mostra appena conclusa e che vuole già riprendere, in un luogo tra i luoghi.
Scene dall’inaugurazione a Ercolano, provincia di Napoli, della mostra a Villa Campolieto. La residenza fa parte del “Miglio d’oro”, parola derivata dalle grandezze del periodo borbonico, benchè in realtà l’espansione e quindi la misura mutò rapidamente e le miglia in cui insistono le costruzioni settecentesche diventarono poi circa quattro in tutta la zona vesuviana. Il successo di questa lunga strada, una volta costellata da alberi di limoni ed arancio (pare sia questa la reale attribuzione di miglio d’oro) ebbe luogo a partire dal 1738, quando Carlo di Borbone e Maria Amalia di Sassonia decisero di costruire la residenza estiva a Portici. A quei tempi, risultava normale che l’aristocrazia seguisse i regnanti e, date le influenze del tempo, nacquero una serie di imponenti abitazioni in stile tardo barocco, qualcuna già neoclassica; molti di quegli edifici furono costruiti da architetti quali Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga, Domenico Antonio Vaccaro, Ferdinando San Felice. Villa Campolieto fa parte delle oltre 120 “ville Vesuviane”, talune di queste sono state adottate e recuperate dall’associazione Ente per le Ville Vesuviane, di cui Roberto Chianese è direttore generale. La villa fu anche individuata per una scena del film “Operazione San Gennaro” poichè esempio di “villa vesuviana”. Fotoservizio a cura di Maurizio De Costanzo.
Marianna Agliottone, curatrice della mostra, ci racconta: “Si tratta davvero una mostra importante e mi piace sottolineare anche che è una mostra che punta l’attenzione su un altro tema fondamentale. Ovvero quale è il ruolo del collezionismo privato nell’orizzonte culturale ed espositivo di un terriotrio come il nostro, così ricco di storia, di passato e di memoria? La risposta la possiamo trovare secondo me oggi nelle energie e nella determinazione di una personalità come Ernesto Esposito, capace di farci sentire come conteemporaneo iuin capolavoro architettonico ereditato dal passato, capace di ispirare orizzonti espositivi proiettati in avanti, dal respiro ultramoderno, spesso anche spiazzanti, alimentando il dialogo tra patrimonio artistico monumentale, comunità locali e le reti internazionali dell’arte“.
Le suggestioni letterarie che hanno influenzato e che più volte vengono citate nella mostra sottolineano il tema della dualità femminile e maschile. “Il percorso espositivo di Così Fan Tutti è stato sviluppato a stretto contatto con il collezionista – racconta Agliottone – e secondo me ne rispecchia idealmente la personalità. Un progetto che esalta, così come nel dramma giocoso di Mozart, una filosofia d vita fondata sui sentimenti (la “scuola degli amanti”), la passione, la liberazione degli istinti, e che incorpora, gia dal titolo COSI’ FAN TUTTI, la dualità femminile e maschili, i vizi e le virtù dell’essere umano, che trovano ad esempio nell’immaginario pittorico acceso e brillante dell’opera di Angelo Volpe piena espressione”.
Ernesto Esposito con il suo carattere distintivo, dice la curatrice, “appartiene a quella cerchia di collezionisti italiani fatti di carne e sangue, desiderio e piacere, come la visione della donna che emerge dall’opera di Mozart, e di una autentica e palpabile umanità”.
Ernesto Esposito è un famoso designer di alta moda ed ha collaborato con le aziende più famose del mondo, tra cui Jacobs, Lagerfeld, Chloé, Louis Vuitton. Nel 1970 dopo una mostra di Andy Warhol, sentì forte l’esigenza di acquistare (a rate) la sua prima opera d’arte: la “Sedia elettrica” realizzata nel 1964 dal maestro della Pop Art. Imprevedibilmente narcisista, si farà ritrarre proprio da Warhol. Affermerà poi che ha smesso di esserlo, non ne sente più l’esigenza.
Ernesto Esposito ha una collezione privata di oltre 900 opere di varia fattura e composizione databili tra il XX e XXI secolo. Andy Warhol, Joseph Beuys, Alex Katz, Ed Ruscha, Ilya Kabakov, Jannis Kounellis, Richard Prince. Egli ama definirsi un collezionista e non un mercante; un creativo, anzi un “disegnatore creativo” e non si definisce un artista; l’arte contemporanea riflette le sue idee e creazioni, ispira ed amplia in nuovi progetti. Ma, sottolinea, “l’arte rispecchia un momento storico, lo fotografa, il design invece non propriamente, è una sorta di finzione, lo si può riproporre anche rivisitandolo”.
Di rilievo per la realizzazione e allestimento della mostra, l’intervento dei docenti e degli studenti del Corso di laurea in restauro dell’Università Suor Orsola Benincasa, del rettore Lucio d’Alessandro, diretti e coordinati dal direttore del Dipartimento di Scienze umanistiche Paola Villano e dal presidente del corso di laurea in restauro Pasquale Rossi.
La mostra, in collaborazione della Fondazione Ernesto Esposito e noh art ha il sostegno della Regione Campania ed il patrocinio del Comune di Ercolano ed è aperta al pubblico dal 7 maggio al 14 novembre 2021.
Servizio a cura di Maurizio De Costanzo – The Way Magazine – Napoli