Ercolano, a Villa Campolieto la mostra «Così fan tutti» con le opere di Ernesto Esposito
“Così fan tutti. Opere dalla collezione di Ernesto Esposito” è la mostra promossa e prodotta dalla Fondazione Ente Ville Vesuviane e segna il momento della sua “ripartenza”.
Nell’anno in cui festeggia i 50 anni di vita la Fondazione riapre i propri spazi tornando alle sue origini. Nel 1984, dopo il primo importante restauro, Villa Campolieto ospitò la mostra di arte contemporanea “Terrae Motus”, ideata dal gallerista napoletano Lucio Amelio che, coinvolgendo i maggiori artisti contemporanei, organizzò una rassegna ideata per essere “una macchina per creare un terremoto continuo dell’anima”, dedicata alla catastrofe che aveva devastato il 23 novembre 1980 la Campania e la Basilicata. Collegandosi idealmente a quella straordinaria esposizione, la Fondazione espone trentacinque opere della raccolta di Ernesto Esposito, importante e raffinato collezionista napoletano che, con Lucio Amelio, ha vissuto la stessa intensa stagione artistica e quella esperienza iniziale nelle sale di Villa Campolieto. Una collezione in continuo “rinnovamento” che offre l’opportunità di comprendere come si stia evolvendo l’arte contemporanea mondiale.
«Uno degli obiettivi primari dell’attuale Consiglio di Gestione della Fondazione Ente Ville Vesuviane – dichiara il Presidente Gianluca Del Mastro – è quello di valorizzare la “grande bellezza” delle Ville, di rendere le incantevoli strutture, diffuse su un territorio vastissimo, contenitori e catalizzatori di eventi e mostre, momenti di riflessione collettiva, in cui la cultura si fa suono, parola, immagine. In questo senso è benvenuta la mostra ”Così fan tutti”, che presenta opere di arte contemporanea dalla collezione di Ernesto Esposito. L’architettura e le pitture settecentesche di Villa Campolieto si fondono con le opere di grandi interpreti in un dialogo senza soluzione di continuità, tra giochi di luci e ombre, sotto lo sguardo attento dello sterminator Vesevo. E non è un caso che la Mostra sia stata organizzata proprio quest’anno: antico e moderno si incontrano in maniera sublime nel momento in cui la Fondazione festeggia i suoi 50 anni di vita, e, ancora di più, nel tempo in cui le Ville Vesuviane, così come il mondo intero, vivono la loro rinascita e la loro rigenerazione dopo il buio dell’anno pandemico».
Un percorso espositivo, quello curato da Marianna Agliottone, sviluppato a stretto contatto con il collezionista Esposito, noto stilista la cui raccolta di arte contemporanea vanta opere provenienti da tutto il mondo che spaziano dalla fotografia alla pittura, dalle installazioni ai video fino a opere monumentali.
«Trascinante è il termine che userei per definire Ernesto Esposito, il suo lavoro, la sua collezione – afferma Lucia Anna Iovieno, Responsabile Conservazione e Valorizzazione Fondazione Ente Ville Vesuviane – E infatti la mostra, già dal titolo, prova a coinvolgere il pubblico, dichiarandolo parte del gioco espositivo. A questa forza trascinante abbiamo attinto per creare una esposizione che si sviluppa nelle sale del piano nobile di Villa Campolieto confrontandosi con la qualità spaziale dell’edificio che a sua volta dialoga con una ugualmente potente natura circostante. La scelta delle opere, frutto di una selezione condivisa, nasce soprattutto dalla volontà di rendere gli spazi parte integrante dell’esposizione. Lasciandoci condurre dal genius loci, abbiamo pensato alle opere che potessero interagire con l’architettura, esaltarla e esserne esaltate».
«Questa mostra segna l’inizio di un nuovo percorso intrapreso dalla Fondazione. A distanza di cinquant’anni, proseguendo nel solco tracciato dall’Ente per le Ville Vesuviane, la Fondazione si apre al dialogo potenziando il proprio ruolo di catalizzatore di processi economici, sociali e culturali sul territorio campano – afferma Roberto Chianese, Direttore Generale Fondazione Ente Ville Vesuviane – L’Arte ha il compito di suscitare emozione, riflessione, dialogo, a volte scontro. Il contrasto tra la storia della Villa Campolieto, le sue architetture e i suoi affreschi, e le sculture, i colori e i materiali delle opere esposte, si propongono di stimolare questo confronto che si amplifica e diviene ancora più urgente in un territorio straordinario e dalle potenzialità ancora inesplorate, che la Fondazione, con i propri luoghi di aggregazione, orienta verso azioni di coesione sociale tese a superare le contraddizioni del presente che siamo chiamati a vivere».
Nelle attività di allestimento della mostra sono stati coinvolti i docenti e gli studenti del Corso di laurea in restauro dell’Università Suor Orsola Benincasa, rettore Lucio d’Alessandro, diretti e coordinati dal direttore del Dipartimento di Scienze Umanistiche Paola Villani e dal presidente del Corso di laurea in restauro, Pasquale Rossi, con una attività laboratoriale di redazione dei condition report delle opere.
LA MOSTRA
La mostra si apre con We the people di Dahn Vo (uno dei 250 elementi in cui l’artista ha scomposto la statua della Libertà), che dialoga con le statue di Minerva e Mercurio raffigurate negli affreschi della sala, e si chiude con la video installazione di Candice Breitz Double Whitney (I Will Always Love You) grazie a cui Whitney Houston canta nel Salone delle Feste. La lunga prospettiva del braccio settentrionale si chiude con il grande arazzo del giovane artista brasiliano Alexander Maxwell (prima opera su tela dell’artista) e le immagini della favela interagiscono con gli arredi ottocenteschi del “salottino dorato”. La scultura di Satoshi Hirose, Beans of Mythology, diventa il centro della Sala degli Specchi e con la sua forza centripeta attira a sé l’architettura e la natura che si gode da quella sala.
L’esposizione affianca opere che coprono un lungo arco temporale, da Spazio anche più che tempo di Carol Rama del 1971, a Three Jesus di Gilbert&George del 1980, fino ai lavori, realizzati per la mostra, Venus Lapilla di Alessandra Franco e Così fan tutti di Angelo Volpe del 2020 e che abbracciano un’ampia area geografica, permettendo al visitatore di cogliere differenze e similitudini, reiterazioni e contrasti, creando una mappa che può, come nel Ritratto dell’Evangelista San Matteo di Giulia Piscitelli, essere la base per una propria personale scoperta.
ERNESTO ESPOSITO
Ernesto Esposito è un celebre designer di calzature di alta moda che ha collaborato con le aziende più famose del mondo, da Marc Jacobs a Karl Lagerfeld e Chloé a Louis Vuitton. La sua passione per l’arte è iniziata nel 1970 dopo aver visitato una mostra di Andy Warhol al Musée d’Art Moderne de la Ville di Parigi. Dopo questo spettacolo straordinario, ha acquisito la sua prima opera d’arte: la “Sedia elettrica, 1964″di Andy Warhol grazie al gallerista napoletano Lucio Amelio. La passione di Ernesto per i viaggi lo ha anche aiutato a stabilire una vera amicizia con artisti di tutto il mondo; all’età di vent’anni conosce Cy Twombly, Robert Rauschenberg, Gerhard Richter, Jannis Kounellis e Gilbert & George.
Oggi, la collezione Ernesto Esposito conta più di 900 opere del XX e XXI secolo come Andy Warhol, Joseph Beuys, Alex Katz, Ed Ruscha, Ilya Kabakov, Jannis Kounellis, Richard Prince e comprende dipinti, fotografie, video, sculture e installazioni. Non segue criteri o movimenti artistici specifici: <<Quando compro arte, mi sento libero e non ho alcuna restrizione. Estetica, bellezza e proporzione sono i tre elementi che uniti al mio istinto, mi hanno sempre aiutato a selezionare i lavori che più si addicono alla mia collezione>>.
FONDAZIONE ENTE VILLE VESUVIANE
Sono 122 gli immobili monumentali settecenteschi, compresi nel territorio dei Comuni di Napoli, San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano e Torre del Greco. I notevoli miglioramenti attuati negli ultimi cinquanta anni, grazie agli interventi mirati dell’Ente per le Ville Vesuviane, ora Fondazione hanno restituito una nuova dignità all’immenso patrimonio costituito dalle ville del XVIII secolo. Era il 1738 quando Carlo di Borbone e Mariamalia di Sassonia, sua moglie, scelsero Portici per costruire una nuova reggia e per dare inizio agli scavi della città romana di Herculaneum. Da quel momento tutti i nobili napoletani seguirono la corte dei Borbone e innalzarono nella zona costiera ai piedi del Vesuvio alcune ville per il soggiorno estivo, creando un complesso architettonico unico al mondo per quantità e bellezza: le “Ville Vesuviane”. Nella zona compresa entro i confini del comune di Ercolano, la concentrazione delle Ville si intensificò e divenne di particolare prestigio, tanto che fu denominato Miglio d’Oro il tratto di strada che costeggia gli edifici costruiti da architetti quali Luigi Vanvitelli, Ferdinando Fuga, Domenico Antonio Vaccaro, Ferdinando Sanfelice, completati da vasti giardini e da decorazioni pittoriche realizzate da grandi artisti.
Alcuni di questi edifici monumentali dopo un attento e rigoroso restauro, sono attualmente sotto la diretta tutela e gestione della Fondazione e costituiscono le sedi nelle quali viene svolta l’attività istituzionale e culturale: Villa Campolieto, il Parco sul Mare della Villa Favorita, Villa Ruggiero a Ercolano e Villa delle Ginestre a Torre del Greco.
INFORMAZIONI
La mostra sarà aperta al pubblico dal 7 maggio al 14 novembre 2021
Orari di visita: dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso alle ore 17.00) dal martedì alla domenica
Prenotazione obbligatoria per il weekend: prenotazioni@villevesuviane.net tel. 081 7322134
Ticket di ingresso: 5 euro e accesso gratuito nell’ultima ora prima della chiusura.
Per le visite guidate 7 euro (con prenotazione obbligatoria)
Fonte Il Mattino