Villa delle Ginestre

Il turismo nel segno della Bellezza.

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LOCALITÀ
Via Villa delle Ginestre, 19
80059 – Torre del Greco (NA)

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Alle falde del Vesuvio, in una splendida posizione panoramica,dominata da un lato dalla potenza del vulcano e dall’altro dal golfo di Napoli, sorge Villa delle Ginestre che ospitò Giacomo Leopardi negli ultimi anni di vita. La Villa venne edificata sul finire del Seicento dal Canonico Simioli che la destinò a residenza estiva ospitandovi spesso personalità di rilievo della cultura napoletana come Luigi Vanvitelli a cui probabilmente si deve il disegno della scala che conduce al piano superiore. In seguito la residenza venne ereditata dalla nipote del Simioli che sposò Diego Ferrigni. Dal matrimonio nacque Giuseppe Ferrigni che nel 1826 sposò Enrichetta Ranieri, sorella di Antonio, amico intimo di Leopardi. È in questo momento che i destini della villa si incrociano con quelli del Poeta: il Ferrigni mise a disposizione del Leopardi la dimora che avrebbe offerto nella mitezza del clima conforto alla sua cagionevole salute. Grazie al Ferrigni, avvocato e magistrato politicamente impegnato, fondatore della Minerva Napolitana autorevole periodico del costituzionalismo napoletano, persona dai vasti interessi culturali, particolarmente filosofici e letterari, Leopardi potè essere circondato da un vivace ambiente intellettuale.

Il nome attuale della Villa rimanda ad una delle due liriche composte dal Poeta in questa residenza: La Ginestra appunto, e il Tramonto della luna. Intorno al 1847 la famiglia Ferrigni si trasferì a Napoli e la Villa riprese la sua funzione di residenza estiva. Sul finire dell’Ottocento un nipote di Giuseppe Ferrigni sposò Adelaide Leopardi, pronipote del Poeta e abitarono per breve periodo nella Villa dove la giovane sposa morì. Nel 1907 la Villa passò in eredità ad Antonio Carafa, pronipote di Giuseppe Ferrigni. A quel periodo risale la ristrutturazione della residenza con la creazione del porticato sui tre lati a sorreggere la terrazza superiore conferendo alla Villa l’aspetto attuale. Nel 1937 alla presenza del Re Vittorio Emanuele III la villa fu proclamata Monumento Nazionale con l’apposizione di una lapide commemorativa. La proprietà della Villa è dal 1962 dell’Università Federico II di Napoli. Attualmente la gestione e la valorizzazione del sito è affidata alla Fondazione Ente Ville Vesuviane che vi ha realizzato un percorso museale che esalta la visita alla stanza che ospitò il poeta dove è conservata la struttura e il mobilio storico. La narrazione del soggiorno torrese e napoletano del Leopardi segue nelle altre stanze del primo piano per mezzo di linguaggi audio visivi capaci di proporsi allo studente come al viaggiatore.

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13 luglio 2025 |  VILLA CAMPOLIETO | ERCOLANO ORE 19:30

TEATRO

infinito petito

Tre surice dint'a no mastrillo


di ANTONIO PETITO

con Rosario D'Angelo, Diego Consiglio, Maria Teresa Iannone, Vincenzo Bove, Vincenzo Vecchione adattamento e regia Riccardo Citro

NELLE STANZE DEL DUCA DI SANGRO

Pulcinella è molto più di una maschera: è il residuo attivo di una memoria teatrale che non ha mai smesso di vivere. È uno strumento vivo e presente, capace di guidare l’attore e di imprimere una forma precisa alla scena. Ogni volta che si mette in scena una “pulcinellata”, la sfida è sempre la stessa: far esplodere la sua potenza comica, rinnovare la sua vocazione parodica, attualizzarne la forza. Pulcinella non ha bisogno di resurrezioni nostalgiche: è vivo ogni volta che lo si lascia agire. “Tre surice dint’a no mastrillo” di Antonio Petito, è una piccola macchina perfetta: una partitura fatta di parole essenziali, gesti rapidi, e soprattutto spazi per il gioco attorale. Nella sua apparente leggerezza, il copione nasconde un meccanismo teatrale millimetrico, che regge il tempo e lo sguardo contemporaneo. Petito non spiega né giustifica: presenta tipi umani, desideri ossessivi, corteggiamenti grotteschi. Pulcinella, degradazione farsesca dell’innamorato romantico, è coinvolto in una corsa assurda e violenta verso un oggetto del desiderio tanto erotico quanto irreale: la figlia della tavernara. In questa versione, la farsa diventa specchio amaro del nostro presente. L’amore si trasforma in consumo, l’oggetto desiderato è un bene da conquistare e bruciare. I tre pretendenti sono tre maschere della pulsione cieca, incapaci di reale relazione, immersi in un automatismo che è, oggi, lo specchio della nostra bulimia affettiva e sessuale. La scena si fa così essenziale, quasi crudele, per lasciar emergere un riso secco, violento, quasi animalesco

SPETTACOLO TEATRALE E SPETTACOLO DI DANZA
INTERO: € 10,00
RIDOTTO UNDER 25 E OVER 65: € 7,00
Biglietteria fisica la sera dello spettacolo dalle ore 18:00